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BEN PASTOR

Scrivo di soldati.
È ovvio che non condivido l’opinione di Samuel Johnson, secondo cui il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie. Né credo a quel che mi diceva anni fa un intristito collega di docenza universitaria, ovvero che il mondo accademico è il penultimo rifugio delle canaglie. In un modo o nell’altro, a volte contemporaneamente, ho avuto a che fare con questi due mondi tutta la vita. Anni di insegnamento in un college militare hanno quadrato il cerchio, saldando l’anello fra la mia preparazione accademica nell’antichità classica e l’interesse per la vita del guerriero passato e presente.
E parlando di saldature, sono anche una di quelle persone che per vari motivi si trovano sempre e comunque in terra di confine. Sono cresciuta tra due province italiane, più tardi ho vissuto in una regione di frontiera e poi lungo il fiume che separa due Stati americani, l’Illinois e il Missouri. Ho risieduto in quella repubblica di confine per eccellenza che è il Texas, dopodiché è stato il turno dell’Ohio, vecchia porta del West, e quindi del Vermont che guarda il Canada. Quando sono in Italia, abito un pezzo di terra che per mille anni ha rappresentato il confine tra due comuni, province, regioni, stati; e in più si trova sul 45° parallelo.
Mi sembra che questo dimorare sull’intrigante margine fra culture mi racconti meglio di qualsiasi altro dettaglio biografico.
Dall’esterno posso apparire affascinata da dicotomie inconciliabili: guerra e pace, passato e presente, crimine e giustizia, maschio e femmina, potere e mancanza di potere… Ma come è vero per i confini naturali, cioè che esiste sempre una terra di nessuno, mi rendo pienamente conto di tutto ciò che vive e brulica fra due opposti: qui è il succo, la scintilla e il pungiglione abitano qui; ed è qui che come persona, scrittrice e studiosa preferisco passeggiare. (da www.benpastor.com)

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